AZIMUT CLUB ESCURSIONISMO NATURA
TREKKING VIAGGI
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Domenica 22 Marzo – Escursione nel
Parco Naturale di Punta Mesco, presso Levanto (Liguria)
Rieccomi qua, a raccontare fedelmente l’avvenuta realizzazione di
un’altra bella “gitona” Azimut!!!! Be’… “gitona” non sarebbe il
termine adatto: le uscite da due giorni e più, quelle sì sono
“gitone”! Questa era solo un’uscita in giornata… Eppure è stata
davvero notevole, non fosse altro perché era la prima uscita di
trekking di primavera! Niente ciaspole, ramponi e cose simili: solo
i buoni vecchi scarponi, fiato nei polmoni e ritmo cadenzato: tutto
quello che occorre per una bella camminata… la prima sotto un sole
finalmente caldo!
CRONACA
- La sensazione che sarà una bella giornata si avverte già dal
giorno prima: si respira qualcosa di diverso nell’aria! Anche il
meteo è molto promettente. Dato poi che nella scheda tecnica si fa
menzione di una sosta sulla spiaggia, nel preparare lo zaino il sottoscritto ha perfino la tentazione di prendere
con sé anche il costume da bagno. Poi… soprassiedo: va bene
essere ottimisti ed entusiasti, ma non esageriamo… eh!
La
mattina, solita alzataccia disumana, per essere sul luogo del
ritrovo (“Dove?” “All’Hotel Lux…” “Ma vaà??”) carico come una
molla! Nel giro di un quarto d’ora (dalle 7.00 alle 7.15) arrivano tutti quanti, belli, tosti e pronti alla partenza
(sbadigli a parte). Siamo ben 24! Questa volta, tra noi, abbiamo
anche degli “ospiti”: vale a dire gente non associata Azimut che
però, per vie traverse ha saputo della gita e non vuole proprio
mancare!
Decisa la
ripartizione delle auto, partiamo (ore 7.20)! Viaggio tranquillo…
forse troppo, ma qualcuno ne approfitta per dare un ripasso alla
scheda tecnica (P.S. - Ricordatevi che è
sempre buona norma portare la scheda tecnica durante le uscite…
anche solo per ricordare ai capi-gita di non barare e di fare tutte
le tappe scritte sul foglio!).
Alle 10
abbiamo già raggiunto Levanto, da dove prenderà il via la
camminata.
…“WOW, si inizia?” “Allora, si parte?” “Si va, si va?…”
…CALMA e GESSO! E’ vero, riusciamo a trovare facilmente il parcheggio, ci infiliamo gli scarponi e troviamo anche il tempo di
scherzare coi vecchietti del vicino Circolo ARCI che ci guardano con
curiosità e invidia (“Ahh, Gioventù!”) però…
prima di iniziare la marcia, abbiamo ancora 2 importantissime
tappe preliminari:
1) lo spaccio locale per comprare i panini del pranzo;
2) un qualunque posto appartato
dove fare pipì con calma (perché quando si è piegati in due non è
divertente affrontare le salite, come ci insegna il Corso di
Trekking Azimut!!)
3) Il posto appartato non
si trova: si ripiega dunque su un bar e chiediamo del bagno!
Espletate
tutte le urgenze, finalmente la gita inizia (alle 10.35). La salita
inizia subito, ma rimane sempre abbastanza dolce (soprattutto comoda:
siamo su strada asfaltata). Ben presto, imbocchiamo un
vero sentiero che pian piano ci porta in quota, in località “Colla
di Gritta”, come dice la scheda tecnica (…mi fido!). L’atmosfera è
quanto mai distesa: cielo sereno, sole e primi caldi. Qualcuno si
arrischia già in maniche corte, facendo rabbrividire gli altri
freddolosi che ancora non osano sfilarsi il pile. Ma ben presto, ad
uno ad uno, anche i ghiaccioli più ostinati si sciolgono… E’ la
prima SUDATA del 2009!!! C’è di che commuoversi.
Procedendo con
calma, ci dirigiamo verso la prima tappa importante: il santuario
della Madonna del Soviore, in bella posizione panoramica su
Monterosso. Però, lungo la marcia ci sgraniamo: qualcuno resta
indietro, altri prendono un caffé di troppo a un bar lungo la
strada… sono inconvenienti antipatici. Raul, uno dei due organizzatori,
corre avanti e indietro per radunare tutti e 24 i partecipanti: è un
vero cane pastore che raduna il gregge. A fine gita avrà fatto il
doppio di chilometri di tutti noi! Giungiamo
al Santuario verso le 12.50, pungolati da un certo languorino. Ci
sediamo solo un attimo… grave errore, perché i languorini
attendono sempre che uno si rilassi, poi lo assalgono! Secondo il
programma dovremmo pranzare a Monterosso, non al santuario… ma allo
stomaco non si comanda, specie se sono trascorse le 12.30 già da un
po’! Così il Santuario del Soviore è clamorosamente eletto come
nostra sosta pranzo, in attesa che l’intero gruppo si ricompatti. Il rito del pranzo è noto: panini, frutta… un doveroso
caffé corretto al bar del Santuario… la visita al bagno
dietro al bar (e in chiesa non va nessuno?!?) e poi... via a rotta
di collo (si fa per dire) lungo il sentiero in discesa, che in poco
più di un’ora porta fino al mare, a Monterosso.
Qui giungiamo poco prima delle
15.00 (se contate che al santuario ci siamo fermati un’ora scarsa, +
un’altra ora di discesa tranquilla, vedrete che il conto torna).
Monterosso: bellissimo paesino, il primo delle
Cinque Terre, con tutti i suoi vicoli, scorci e carruggi.
Bellissimo, sì, ma la poesia va a farsi benedire quando, svoltato
l’angolo, ci troviamo finalmente… in riva al mare! La parte più
pubblicizzata della gita è lì, a portata di mano! Travolti
dall'emozione, ci fiondiamo tutti in spiaggia a spaparanzarci sulla
sabbia (ahi! Quanti sassi, però!). Fa un certo effetto arrivare a
due metri dal mare in completa tenuta da montagna, con scarponi,
zaino e tutto il resto. Però è giusto così: del resto, in Liguria
più che altrove il
mare e i monti si toccano! Fino alle 15.30 rimaniamo in libera
uscita: c'è chi resta sulla spiaggia, chi va a prendersi un gelato… e
c’è chi entra perfino in acqua, almeno fino ad altezza ginocchia!
Sono i primi bagni di stagione! Un piccolo pensierino va al costume
lasciato a casa...
Il
momento è stupendo, ma il tempo vola e bisogna
ripartire! Armi e bagagli in spalla, con un po’ di invidia per chi
resta, attraversiamo tutto Monterosso fino a giungere alla
famigerata risalita di Punta Mesco!! Gente, qui inizia la
vera prova del fuoco, il punto più mostruoso dell’intera gita.
Immaginatevi un sentiero che si inerpica su per i monti con una
conformazione a gradini. Gradini? No, GRADONI, a centinaia, tutti lì
per noi! Del resto, ce lo avevano ben detto tante Cassandre che
si erano rifiutate di partecipare al giro… “Morirete tutti!”…
“La salita vi spaccherà le gambe!”… “Soffrirete, non
vorreste mai essere partiti” ecc. ecc…
Che
dire? L’azione preventiva di terrorismo c’è stata, ed ora ecco qua:
ci si para davanti il sacrificio supremo. Ma noi non siamo gente
qualsiasi, siamo Azimut, tutti uomini (e donne)
d’un pezzo! E anche in questo frangente lo
dimostriamo: boccatona d’aria sana, poi via a passo di carica su
per la scalinata: divoriamo i gradini a due per volta, con
gli zaini sulle spalle, qualche pietrone dentro gli stessi per
essere più machi, e cantiamo a squarciagola “Quel mazzolin di
fiori” lungo la salita!… … (??)
...No, scusate, non
credete mica a quanto ho detto sopra, eh?, E’ che la birra bevuta a
fine gita mi dà ancora un po’ alla testa!
Comunque, anche senza esagerare, la tremenda scalinata è messa alle
corde in ¾ d’ora, meno dei 60 minuti previsti: niente male (arrivo
in quota ore
16.20)! Ma volete proprio saperlo? Lungo il sentiero, siamo
raggiunti, superati e/o umiliati da una escursionista giapponese che
in solitaria si fa tutto il percorso senza dire una parola. A Punta Mesco
(la sommità del sentiero gradonato, dove per inciso godiamo uno
splendido panorama sul mare), la ritroviamo, e siamo così commossi
di vederla che tra noi qualcuno le parla in inglese e cerca pure di
arruolarla nel club (non dirò mai chi!!).
Dopo esserci
fatti riconoscere anche questa volta, proseguiamo verso Levanto, nel
tratto forse più bello dell’intera gita, lungo un sentiero a picco
sul mare, mentre il sole inizia a tramontare proprio davanti a noi! La vista è stupenda e suscita anche qualche sospiro.
Ripensando malinconicamente ai perduti amori e/o alla trascorsa
giovinezza, divoriamo il tragitto e in men che non si dica ci
ritroviamo presso Levanto ("in men che non si dica" significa intorno
alle 18.10!).
Ormai la gita
è conclusa, e anche la brezza serale ce lo
ricorda: va bene la giornata primaverile, ma non ci scordiamo che
l’inverno è ancora in agguato! E ora? Be', teoricamente, arrivati a
Levanto dovremmo dirigersi verso le auto, ma c’è
qualcosa che ancora ci trattiene. Cosa ancora deve essere
fatto? Ci guardiamo tutti negli occhi, e alla fine… è ovvio: "Il
Gruppo per la Gelateria a Sinistra, il Gruppo per il Bar a destra!"
Scattiamo come un sol uomo! Il tutto si conclude con
ritrovo generale tra pinte di birra, focaccia col pomodoro e pure
(ebbene sì!) borghesissime teiere piene di inglesissima bevada (intendo il tè, eh?) Ora sì che la gita è finita davvero!
… Qualcuno dirà:
"E il
tradizionale merendone?" Sentite gente, va bene che siamo goderecci,
ma a tutto c’è un limite: tra il gelato di Monterosso e TUTTO IL
RESTO al bar di Levanto, non potevamo affrontare anche il merendone!
Comunque ringraziamo lo stesso Federica – socia fresca di nomina
– con il suo invitante plum cake, e Daniela – la vera
dominatrice dei Gradoni di Monterosso - con la sua collaudata
crostata, entrambe portate da Modena per l'occasione.
Ah, non ne ho
parlato: naturalmente, anche in questa gita le fotografie si
sono sprecate, con gente professionista dotata addirittura di
cavalletto (vero Paolo?) che hanno realizzato per l'occasione
autentici
book fotografici. Un sentito grazie dunque ai nostri “cacciatori di
immagini” che hanno documentato l’uscita (siamo sommersi di foto!
Vi prego aiutateci: ne volete un po’?)
Quali
sono dunque i ricordi che rimangono? Una gran giornata, piena di
sole, compagnia e calore umano (il bello del nostro club!): un’altra
indimenticabile tappa nella ormai ventennale storia dell’Azimut
(a proposito, fra poche settimane si
festeggia proprio il Ventennale dell’Azimut… AUGURI!!) e
il successivo rientro a casa già non fa più
parte di questa gita, ma è solo una coda superflua…
…
P.S. - A proposito di coda, non fate mai
l’Autostrada della CISA la domenica sera, dopo le 19.15 (cioè quando siamo partiti noi). Arrivereste a Modena
giusto intorno alle 22.45!!! Uomini avvisati....
Andrea Vaccari
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